Afghanistan: la siccità sta facendo più danni di quanti ne abbia fatti la guerra.
Islamic Relief ha iniziato ad operare in Afghanistan nel 1992 in risposta alla guerra allora in atto. E’ molto pericoloso operare in una zona di guerra, ma in occasione dell’ultimo sanguinoso conflitto – quando si presentò l’occasione di smettere le nostre attività – il personale di Islamic Relief scelse all’unanimità di restare, per continuare negli sforzi di migliorare la vita di milioni di persone.
Si stima oggi che 253.600 persone siano attualmente sfollate a causa della siccità in tutta la regione occidentale dell’Afghanistan.
Il numero di sfollati nella provincia di Herat è in aumento, secondo recenti aggiornamenti il numero di famiglie sfollate ora è pari a 17.099 famiglie, di cui 15.636 sfollati a causa della siccità.
Toby Lanzer, vice rappresentante speciale per la missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan, durante la sua recente visita nella città afgana, ha chiesto alle organizzazioni umanitarie di collaborare per permettere assistenza umanitaria ai rifugiati.
È stato riconosciuto che il rifugio è la prima esigenza essenziale e immediata di cui gli sfollati interni han bisogno.
Un numero allarmante di sfollati; 13.052 – 77% vive in tende o all’aperto, rendendoli estremamente vulnerabili alle condizioni meteorologiche estreme dell’Afghanistan e alle relative minacce per la salute, in particolare con l’avvicinarsi dell’inverno.
Una emergenza umanitaria devastante, che ha subito un forte peggioramento in seguito all’aumento di conflitti e violenze, più di 3 milioni di persone costrette a lasciare la propria casa.
La loro sofferenza è anche nostra.