Un operatore di Islamic Relief*, sfollato e in difficoltà nel trovare acqua, descrive, nel suo primo blog dall’inizio dell’escalation, le difficoltà che la sua famiglia ha dovuto affrontare da quando è fuggita dalla propria casa a Gaza
“Scrivo questo blog il secondo giorno dopo aver evacuato la nostra casa, in seguito all’ordine israeliano di trasferirsi nel sud della Striscia di Gaza. La situazione qui non è diversa, i bombardamenti sono continui e quelli di noi che sono stati evacuati non sono ancora al sicuro. Solo 30 minuti fa, un attacco aereo ha colpito una casa nella zona in cui era stato consigliato alle persone di trasferirsi. Ha provocato la morte di 12 persone e il ferimento di altre decine. Non esiste un posto sicuro e nemmeno un posto dove sfuggire alle terribili condizioni.
“Ho avuto la fortuna di poter portare la mia famiglia a casa dei miei genitori, ma ci sono altri che hanno portato i propri figli, alcuni neonati, al sud per ritrovarsi senza un tetto sopra la testa. Sono rimasti per strada: non hanno riparo, acqua, cibo, servizi igienici o altre strutture essenziali. Ci sono persone così ovunque. Per la mia famiglia il problema più urgente è l’acqua.
“Senza elettricità, i comuni non possono pompare acqua nelle aree residenziali, quindi le persone faticano a trovarne abbastanza da poterne utilizzare. A casa dei miei genitori ora ci sono circa 7 adulti e 20 bambini: il bisogno di acqua per lavarsi, cucinare e pulire è enorme.
“A casa di mio zio, sopra quella dei miei genitori, ci sono circa 30 famiglie sfollate. C’è un neonato che sembra piangere continuamente. Posso immaginare che sua madre stia cercando disperatamente di tranquillizzarlo, ma come può farlo in un luogo affollato senza la privacy di cui ha bisogno? Il tempo e lo spazio a disposizione per allattare il suo bambino sono molto limitati.
“Mio cognato ha evacuato la sua famiglia in una delle scuole delle Nazioni Unite che sono diventate rifugi, da quando è iniziata questa escalation. Anche uno dei suoi fratelli ha un neonato, al quale non può procurare i pannolini. I rifugi affollati vedranno quasi sicuramente lo scoppio di un’epidemia di malattie.
“A casa dei miei genitori abbiamo trovato un pacco di pannolini lasciati lì da quando i nostri figli erano piccoli. L’abbiamo dato a mio cognato perché lo desse a suo fratello. Ma nessuno sa da dove arriverà il prossimo pacco.”