In memoria della famiglia Al Koluk

Finalmente è stato concordato un cessate il fuoco. Posso già sentire le voci delle persone per le strade cantare di gioia. Alhamdulillah, siamo ancora vivi! Alhamdulillah, siamo ancora qui per raccontare ciò che abbiamo vissuto. Alhamdulillah, io e la mia famiglia siamo al sicuro.

Abbiamo vissuto momenti davvero inimmaginabili nell’ultima settimana. A un certo punto, abbiamo raccolto le nostre cose e ci siamo preparati a scappare dagli attacchi aerei. Ho continuato ad abbracciare e baciare i miei figli come se fosse la nostra ultima volta insieme.

La morte era letteralmente alle porte di ogni gazawi.

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Cosa vuol dire vivere un conflitto

Abu Waseem e suo figlio Sameh (foto a sinistra), Abood (foto a destra)

Vi racconterò la storia di una delle notti più drammatiche che io abbia mai vissuto.

Era mezzanotte passata, intorno alle 12:30, quando sono iniziati gli attacchi aerei israeliani. A differenza delle precedenti tre guerre a Gaza, queste nuove bombe riuscivano a distruggere i bunker di cemento.

Le bombe hanno scosso le case come un terremoto. Potevo vedere le finestre che tremavano, la lampadina sospesa che oscillava e l’edificio che si muoveva.

Dozzine di queste bombe sono state lanciate simultaneamente su Gaza in un lasso di tempo di circa dieci minuti.

Dopo che i bombardamenti si sono fermati, ho scoperto che il quartiere di Al Wehda Street era stato colpito, un quartiere che conosco. Un quartiere dove vivono persone care e parenti.

La mia prima preoccupazione era la famiglia Al Koluk, suoceri del nostro collega di Islamic Relief, Rami.

Ho chiamato Rami per chiedere dei suoi suoceri. Mi ha detto: “Non possiamo raggiungerli. Non abbiamo loro notizie”.

Ho chiamato di nuovo dopo poco e mi ha detto: “Il loro edificio è stato raso al suolo. Non sappiamo ancora dove siano ”.

Durante la terza chiamata mi ha raccontato: “Sono sotto le macerie. Le squadre di soccorso stanno cercando di trovarli ”.

Ho continuato a parlare con Rami fino al mattino, ma era frustrato e ho sentito sua moglie Reem piangere. Non poteva andare a vedere cosa fosse successo alla casa perché gli attacchi aerei non si erano fermati.

Al mattino, circa otto ore dopo l’attentato, non avevamo ancora notizie sulla famiglia Al Koluk. Ho chiamato Rami e l’ho incontrato in ospedale.

Mi ha detto che le squadre di soccorso avevano trovato sua suocera viva e l’avevano portata in ospedale. Eravamo nella sala d’attesa e sua moglie Reem pregava che suo padre fosse vivo.

Lo suocero di Rami, Abu Waseem, è stato portato in ospedale. Ma non è sopravvissuto. Era deceduto.

Hanno chiamato Reem per identificarlo. Era in lacrime. Ha detto loro: “Quello è mio padre”.

In memoria della famiglia Al Koluk

Reem ( foto a sinistra) Sameh e suo figlio Qusai (foto a destra)

Abu Waseem era un uomo adorabile. Aveva sempre la battuta pronta e rideva spesso.

L’ho incontrato un giorno prima dell’escalation del conflitto, durante Ramadan. Sapeva che io e Rami adoravamo fare i barbecue.

Ci ha chiesto se avremmo fatto un altro barbecue e gli abbiamo detto: “Niente barbecue a breve”. Lo abbiamo rassicurato che ne avremmo programmato uno dopo il Ramadan. Rise, e quello è l’ultimo ricordo che ho di lui. 

La suocera del mio amico è stata portata in ospedale e fortunatamente è sana e salva. È stata ricoverata in terapia intensiva. Le nostre speranze che il resto della famiglia fosse vivo, tuttavia, vennero distrutte.

Le ambulanze hanno portato il fratello di Reem, Abdulhameed. Reem lo ha identificato e i medici lo hanno dichiarato morto.

Abood, come lo conoscevano tutti, si era laureato al Media College e sperava di diventare giornalista. Lui e suo fratello Medo avevano sempre il sorriso stampato sul volto.

Abood aveva aperto un piccolo negozio nel garage di casa loro. Ha decorato il negozio. Vendeva cioccolatini e caramelle in occasione dell’Eid. Stava aspettando l’Eid per potersi travestire e scattare delle foto e poi uscire con i suoi amici. Ora, non è più tra noi.  

Mohammed, o Medo come veniva spesso chiamato, arrivò vivo in ospedale. 

Abbiamo sospirato “Allahu Akbar” (Dio è il più grande), con grande sollievo. 

Erano passate circa dieci ore e le possibilità che qualcuno fosse vivo stavano svanendo.

Un miracolo: era sopravvissuto.

Poi è arrivata Reham. Si è laureata in ingegneria informatica. Era ambiziosa.

Ha lavorato per una compagnia telefonica. Era il nostro “contatto interno” quando dovevamo pagare le bollette, gestire i nostri abbonamenti e quando la nostra connessione a internet si interrompeva.

Ci aiutava sempre con un grande sorriso. Era amata in famiglia. Era l’unica ragazza, quella viziata.

Anche lei è morta.

L’ultimo ad arrivare in ospedale è stato Sameh. Era quello più affezionato alla sorella Reem. Avevamo grandi speranze.

Sameh era il più divertente della famiglia. Si è laureato all’università in manutenzione informatica. È sempre stato disponibile e pieno di energia.

Ricordo quando ero andato al suo matrimonio e ha ballato per tutta la sera. Ho chiesto a Rami: “Cosa ha?” e Rami mi ha detto: “È solo felice”.

Amava sua moglie Ayat. Avevano appena festeggiato la nascita del loro primo figlio Qusai. Aveva solo sei mesi. È morto. Insieme ai suoi genitori Sameh e Ayat.

A Gaza, il destino di un intero quartiere può essere deciso da altri. Il futuro è pieno di incertezze. Un minuto puoi essere seduto nella tua camera da letto e un momento dopo potresti essere sepolto sotto terra. 

Gli abitanti di Gaza sono  stanchi di essere trattati come danni collaterali e trattati come se le nostre vite contassero di meno.

Gli abitanti di Gaza sono stufi e stanchi di vedere ogni altra persona al mondo vivere libera mentre noi viviamo continuamente sotto un blocco.

Gli abitanti di Gaza sono pieni di energia, con tanto potenziale e speranza. Gli abitanti di Gaza amano la vita. Sono persone gentili.

Sono noti per essere generosi, per il loro cibo piccante, per le fragole e i fiori, per essere ben istruiti, per la loro resilienza e per il loro amore per la libertà.

Possa il cessate il fuoco portare un nuovo periodo di pace, insha’Allah.

Ricorderemo sempre la famiglia Al Koluk. 

Possiate riposare in pace eternamente. 

ʾInnā li-llāhi wa-ʾinna ʾilayhi rājiʿūn. A Dio apparteniamo ea Dio torniamo.

Questo articolo è dedicato alla memoria di Abu Waseem, Abdulhameed, Reham, Sameh, Ayat e Qusai. Possiate riposare tutti in pace.

Articolo scritto da Mohammed Ismail, Islamic Relief Palestina 

Islamic Relief fornisce assistenza medica di emergenza per aiutare i più bisognosi in questo momento nella Striscia di Gaza.

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