In questa Giornata mondiale dell’aiuto umanitario, Martin Cottingham di Islamic Relief rende omaggio agli eroi umanitari che hanno rischiato la vita per alleviare le sofferenze nell’Afghanistan colpito dalla crisi e nel resto del mondo.

La Giornata mondiale dell’aiuto umanitario è descritta dalle Nazioni Unite come “una celebrazione globale delle persone che aiutano le persone”. Quest’anno mi sembra che quella celebrazione globale sia più che mai necessaria, poiché la recessione globale incombe e un numero record di persone fa affidamento sugli aiuti umanitari per sopravvivere.

Questa data importante nel calendario umanitario ha le sue origini il 19 agosto 2003, quando un attentato dinamitardo in Iraq ha ucciso 22 membri del personale delle Nazioni Unite. Le vittime erano coraggiosi umanitari che hanno perso la vita mentre lavoravano per salvare la vita di altri in un sanguinoso conflitto.

Cinque anni dopo l’ONU ha designato il 19 agosto Giornata mondiale dell’aiuto umanitario per commemorare coloro che sono morti quel giorno e tutti gli operatori umanitari che hanno perso la vita lavorando per cause umanitarie.

Onorare coloro che rischiano la vita per aiutare gli altri

Tuttavia, la Giornata mondiale dell’aiuto umanitario non è solo una giornata per ricordare i morti. È un giorno per celebrare i vivi, per onorare gli eroi umanitari che continuano a rischiare la vita al servizio dell’umanità. È anche un giorno per aumentare la consapevolezza sulla difficile situazione delle comunità che serviamo e per raccogliere fondi per salvare più vite.

Quest’anno il Paese che più di ogni altro pesa sul mio cuore è l’Afghanistan. Un anno fa, nella settimana della Giornata mondiale dell’aiuto umanitario, i talebani sono tornati al potere a Kabul in seguito al ritiro delle truppe occidentali. Dodici mesi dopo, il Paese e la sua gente sono nella morsa di una delle peggiori crisi umanitarie del mondo.

Un collasso economico – provocato dall’impatto cumulativo di anni di conflitto, malgoverno, siccità e ora sanzioni internazionali – sta causando sofferenze estreme, soprattutto a donne e ragazze.

Più della metà della popolazione, almeno 24 milioni di persone, ora ha bisogno di aiuti umanitari e 19.7 milioni di persone soffrono la fame.

Gli operatori umanitari di Islamic Relief lavorano contro ogni previsione per salvare vite umane

Un report pubblicato da Islamic Relief a dodici mesi dai fatti che hanno sconvolto l’Afghanistan, nell’agosto del 2021, è saturo di storie strazianti delle persone dietro le statistiche e i numeri della fame e del collasso economico. Mostra anche cosa stanno svolgendo le squadre di Islamic Relief sul campo per salvare vite umane.

“La comunità internazionale ha l’obbligo di prevenire ulteriori sofferenze in Afghanistan, ma la sua risposta nell’ultimo anno è stata minima”, afferma il report. “Centinaia di milioni di dollari di aiuti di emergenza vitali sono stati iniettati, salvando vite e scongiurando – o almeno rinviando – una probabile carestia di massa. Tuttavia, l’azione internazionale e le sanzioni continuano ad alimentare il collasso economico e l’aumento della povertà.

“Gli aiuti umanitari non possono sostituire un’economia funzionante. È urgentemente necessario un nuovo approccio internazionale all’Afghanistan, che si basi sull’impatto positivo degli aiuti umanitari, rimetta in piedi l’economia e garantisca che le persone possano accedere al denaro, educare i propri figli, trovare lavoro e sfamare le proprie famiglie”.

I nostri eroi umanitari

La parola eroe è abusata, ma considero eroici nell’attuale emergenza tutti i 250 dipendenti di Islamic Relief in Afghanistan, quasi la metà dei quali sono donne. Sono rimasti in Afghanistan dopo che in tanti hanno abbandonato il paese.

Abbiamo aumentato i nostri interventi in tutto il paese per salvare vite umane e ricostruire mezzi di sussistenza in collaborazione con il Programma di sviluppo delle Nazioni Unite.

Sono veri eroi umanitari che hanno bisogno e meritano il nostro sostegno

Continua a sostenere il nostro lavoro salvavita in Afghanistan e nel resto del mondo.

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