Lo scoppio della violenza, a novembre, nella regione del Tigray in Etiopia, ha causato la morte di migliaia di persone e ha costretto milioni ad abbandonare le proprie case, in cerca di salvezza.
Dopo circa otto mesi, il conflitto mette a rischio di carestia più di 5 milioni di persone, più di 2 milioni di persone sono sfollate, le quali si aggiungono, ad altri 2 milioni che necessitavano di aiuti umanitari, ancor prima dell’inizio della crisi.
In migliaia si sono rifugiati in Sudan, dove la situazione è catastrofica, e se non vengono immediatamente adottate delle misure di intervento, questo potrebbe causare lo scoppio di una crisi sanitaria, come il colera.
Elsadig Elnour, direttore nazionale di Islamic Relief in Sudan, ha dichiarato:
“Ci sono migliaia di persone, che hanno urgente bisogno di assistenza. Molti dei nuovi arrivati hanno cibo a sufficienza solo per qualche giorno. Non hanno soldi per comprare altro e non hanno carburante, fornelli o pentole per cucinare qualcosa.
“Le famiglie stanno tagliando la quantità di cibo che mangiano e saltando i pasti per cercare di far durare le loro scarse scorte, il più a lungo possibile. Ma stiamo vedendo sempre più persone affette da malnutrizione, comprese donne incinte e neomamme malnutrite che stanno cercando di allattare i loro bambini. I bambini del campo non hanno frutta o proteine da mangiare.
“Molti dei nuovi arrivati sono ancora in preda al panico. Sono stati separati dai loro parenti nel caos mentre sono fuggiti e non sanno se i loro cari sono vivi o morti. Ora hanno trovato una relativa sicurezza, ma sono preoccupati a causa delle carenze di cibo.
“Siamo estremamente preoccupati per la minaccia del Covid-19. I rifugiati vivono in condizioni precarie e in sovraffolamento: è molto difficile mantenere il distanziamento sociale, non hanno mascherine, disinfettanti e nemmeno sapone per lavarsi le mani. Non ci sono abbastanza servizi igienici.”
Islamic Relief ha provveduto negli scorsi mesi, alla distribuzione di pacchi alimentari e kit igienici, tra cui sapone e altri articoli sanitari, dando priorità alle persone più vulnerabili ovvero: donne incinte, anziani, disabili e chi ha maggiori difficoltà ad accedere all’acqua e all’assistenza sanitaria, perché lontani.
La situazione nel Tigray, peggiora giorno dopo giorno, e con essi aumenta la necessità di fornire assistenza umanitaria immediata, per salvare le vite di milioni di persone.
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